mercoledì 7 ottobre 2015

Recensione: "6 gradi di separazione" di Federica Nalbone

Sera ragazzi! Volevo programmare alcuni post per tutta la settimana, ma non ho avuto il tempo materiale per farlo, perciò eccomi a quest'ora a pubblicare quello di oggi. La recensione di oggi è di un libro che ho letto nelle settimane scorse e che mi è stato gentilmente inviato dall'autrice alcuni mesi fa. Anzi, mi scuso ancora per il ritardo con cui l'ho letto. Si tratta di "6 gradi di separazione" di Federica Nalbone.

Autoconclusivo
Editore: autopubblicato
Pagine: 125

Trama: Il peso di un segreto porta Arianne alla Mogove High School, una scuola privata che le permetterà di rimanere un anno lontano da casa e da qualsiasi persona lei abbia mai conosciuto. Al suo arrivo, però, scopre con grande sorpresa la presenza delle cugine Juls e Myranda, perse di vista ormai da anni dopo aver trascorso l'infanzia come sorelle. Le loro personalità differenti sembrano complementari, tanto da spingerle le une verso le altre, proprio come un tempo, e tanto da attirare le attenzioni di ulteriori persone intorno a loro. Su tutti, Richard Evans, che dimostra aperta e gratuita ostilità nei confronti di Arianne; eppure è sempre intorno a lei, forse a causa delle lezioni in comune, forse perché la osserva più di quanto desideri ammettere. Lei lo cerca sempre, ne è ossessionata e, fra timori e scontri, fra loro sboccia qualcosa di inaspettato che non può più essere negato. Una storia che parla di legami, desideri, amicizia, amore e fiducia, simbolicamente districata nel corso delle pagine attraverso la teoria dei sei gradi di separazione.

Il mio pensiero: Ho ricevuto questo libro alcuni mesi fa dall’autrice e mi dispiace moltissimo averne rinviato la lettura per così tanto tempo. Si tratta di un romanzo autoconclusivo contemporaneo, con elementi fortemente legati al genere new adult. Ambientato in un’esclusiva scuola privata americana, esso narra le vicende di tre cugine, Arianne, Juls e Myranda. Tre ragazze dal passato difficile, che, per puro caso o per uno scherzo del destino, si ritrovano a frequentare la stessa scuola e a vivere nuovamente a stretto contatto l’una con l’altra. Nel corso degli ultimi anni, il susseguirsi di alcune tragedie che hanno colpito la loro famiglia hanno segnato una frattura nel loro rapporto. Una crepa profonda fatta di silenzi e lontananza, arginata solo nel momento in cui Arianne metterà piede nello stesso luogo in cui vivono ora le cugine.
Ad essere sincera non so bene come scrivere questa recensione. Ho ancora le idee un po’ confuse e non vorrei essere troppo drastica nel giudicarlo. In parte mi è piaciuto e in parte no. In esso ho visto lati negativi, ma anche positivi. La base e l’ossatura della storia le ho trovate valide e l’inizio mi era piaciuto molto, oltre ad averlo ritenuto davvero promettente. Una ragazza dallo sguardo tormentato e dal passato avvolto nel mistero, si ritrovata catapultata in una nuova scuola senza che noi lettori veniamo messi subito a conoscenza del perché. L’unica cosa che possiamo fare è proseguire nella lettura, morendo dalla curiosità e ponendoci senza sosta infinite domande. Le basi dunque ci sono, ma è lo sviluppo che non mi ha convinta. Ci sono molte cose in ballo (mia mamma direbbe “c’è troppa carne al fuoco”) e il tutto viene alla luce e poi risolto in un lasso di tempo troppo breve. Alcuni dei temi che ricorrono nel genere new adult, come la tipologia delle tragedie, sono argomenti forti che a mio avviso non possono essere trattati in maniera leggera. Essi influenzano fortemente la vita delle persone che ne sono colpite e tutto ciò che ruota intorno a loro: il carattere, le decisioni che prendono, il loro modo di approcciarsi alla vita stessa e agli altri. Uno ne è inevitabilmente segnato, ma non per questo ne esce sempre complessato. (Uno dei motivi per cui non sempre mi vanno a genio i libri appartenenti a questa tipologia letteraria è infatti il modo in cui lo scrittore si approccia a questi temi. Ma ripeto, questa è solo la mia opinione, mentre invece altri lettori potrebbero anche non trovare alcun problema in questo). Naturalmente bisogna tenere conto del fatto che il libro è autoconclusivo e piuttosto breve, perciò le pagine a disposizione non sono molte e non era possibile farvi un trattato a riguardo. Proprio per questo penso che la scelta di utilizzare così tanti “temi forti” sia stata controproducente e dispersiva. Avrei preferito se ne fossero utilizzati solo alcuni e si fosse puntato su quelli.
Altra cosa che non mi è piaciuta, è stata la scelta di utilizzare nella narrazione più PoV mescolati all’interno dello stesso capitolo. Come ormai vi avrò ripetuto un sacco di volte, sapete quanto io ami la presenza di più PoV, soprattutto quando sono sia maschili che femminili. Mi piacciono, ma ad una condizione: che siano ben definiti. Grazie alla presenza del nome all’inizio del periodo, o al cambio di formato del carattere di scrittura o una semplice divisione per capitoli o paragrafi, non mi interessa. Quello che importa è che siano distinguibili l’uno dall’altro. Quando invece trovo più di un punto di vista in una stessa scena, vado solo in confusione, e il risultato è che poi perdo il filo della narrazione per cercare di capire chi stia pensando cosa.
Anche per quanto riguarda lo stile mi trovo ad un bivio. Scorrevole, ma allo stesso tempo troppo ridondante. Sono presenti una grande quantità di descrizioni, in particolare quelle relative gli aspetti fisici dei personaggi (mentre all’ambientazione viene prestata meno attenzione). Il fatto che siano dettagliate non è di per sé un male, anzi! Quello che guasta è che questo spesso porta al riutilizzo di molti degli aggettivi già impiegati. Epiteti che si rincorrono e si accavallano scadendo frequentemente nel ripetitivo. Nel complesso però lo stile è buono e credo che potrebbe migliorare moltissimo grazie ad un attento lavoro di rilettura e ripulitura dalle ripetizioni.   

2 girasoli

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